ALCUNE STORIE DEI RISULTATI OTTENUTI DAL CENTRO PROFESSIONALE DI DHANPOTA IN INDIA, GRAZIE AGLI AIUTI RICEVUTI DA APIBIMI

Computer:
Harpatur Rahaman: quando finì il corso di computer, decise di aprire un suo negozio. Lui fornisce servizi alla popolazione del villaggio locale preparando documenti ed anche lettere per richieste ufficiali. Lui ha appena iniziato e già guadagna circa 4.000 Rupie al mese.
Mr. Patit: finito il corso di computer e ottenuta la certificazione statale, è stato assunto da una società di computer. Si trova molto bene e guadagna 6.500 Rupie al mese.

Cucito:
Il sig. Swapan Nemai: ha terminato il corso di cucito e ha trovato lavoro a Kolkata presso una fabbrica di vestiti. Guadagna 5.000 Rupie al mese.
Il sig. Praritosh Shadar: è un giovane zoppo, con un piede di legno. Lui si era iscritto al corso di cucito ed ha fatto del suo meglio per imparare ad azionare la macchina a pedale, utilizzando un solo piede. Lui ha superato con abilità il suo problema ed ora è stato assunto da una fabbrica di indumenti dove guadagna 6.000 Rupie al mese.
La sig.ra Dipti Halder: è sposata ed ha due bambini. La sua famiglia è estremamente povera. Lei si era iscritta ed ha poi finito il corso di cucito. Ora, mentre si prende cura dei suoi cari, lei cuce in casa, confezionando camicie, pantaloni e facendo riparazioni di vestiti: è felice e grata poiché guadagna 800 Rupie al mese per le spese della sua famiglia.

EVVIVA LE UNIFORMI SCOLASTICHE PER LE BIMBE DI NEELAMANGALA, BANGALORE, INDIA

Quando quest’anno abbiamo pensato al regalo solidale di Natale, subito davanti ai nostri occhi sono apparse le bimbe di Neelamangala. In questo luogo meraviglioso, ricco di vegetazione e di fiori, c’è questo piccolo orfanotrofio, un edificio isolato nel verde, dove vivono le bambine, tutte orfane. Neelamangala si trova poco lontano da Bangalore dove Apibimi odv ha un centro di sostegno a distanza nello studio, sia per bambini e bambine che vivono nella città e che quindi stanno con le loro famiglie, sia per queste bambine e ragazze che vivono nell’orfanotrofio.

Ciò che la vita ha tolto loro, l’affetto dei genitori, dei parenti o anche solo dei nonni, non si può immaginare quanto influisca sulla loro crescita. Ma in questa casa la loro vita è almeno un po’ più serena. Tra loro sono legatissime e le piccole sono curate dalle ragazzine più grandi. Ci sono anche sorelle e già questo le rende davvero unite. La loro vita in questo luogo è davvero una fortuna, anche se sembra una contraddizione. A Neelamangala hanno chi si prende cura di loro e con l’aiuto dei nostri soci hanno il sostegno nello studio. Sapete, le suore dicono che per loro l’ideale sarebbe frequentare le scuole in inglese, perchè già è difficile per le ragazzine che hanno i genitori trovare una sistemazione, figurarsi per loro! E così vorrebbero dare loro il meglio……

Davvero però non pensavamo di riuscire ad ottenere un risultato così! Abbiamo raccolto ben 1.200 Euro e la possibilità di acquistare tantissime uniformi, ben 48, sia per le piccoline che per le ragazze!

Per cui vi diciamo mille volte grazie, grazie per la vostra generosità!

Abbiamo capito anche questa volta che la missione di aiutare gli altri è davvero nel cuore di tutti i nostri soci.

STELLA

Io sono Stella, vivo a Bangalore in India, mio papà lavora al mercato della frutta e verdura e mia mamma cura la casa. Io e mia sorella Reetha abbiamo avuto la possibilità di studiare grazie al sostegno a distanza di due famiglie del Trentino. È difficile per la nostra cultura far studiare una bambina, si crede sia tempo perso perchè da grande starà in casa badare ai figli.

Invece attraverso il sostegno a distanza oggi con felicità ho raggiunto la laurea in economia e da poco sono stata assunta presso un’agenzia finanziaria. Tutto ciò grazie a chi ha creduto nelle mie capacità di bambina.

Così ora io e mia sorella Reetha, che si è appenda diplomata,  siamo l’orgoglio dei nostri genitori.

KISANGANI 5 – AIUTO STRAORDINARIO PER DEBORAH

Deborah è una piccola ospite della casa Santa Bakita dove circa sessanta bambine possono vivere alsicuro e possono frequentare la scuola. La casa si trova a Kisangani e con le altre due case: S. Laurent per i maschi e S. Vincent per i piccolissimi, forma il Centro per bambini di strada nato su iniziativa di p. Giovanni Pross, sacerdote Dhe

oniano. Apibimi sostiene il Centro San Laurent da 30 anni.

 

Deborah è nata con una malformazione alla caviglia destra e quando suor Teresina, missionaria comboniana, ci ha chiesto di aiutare a coprire la spesa dell’operazione abbiamo deciso di intervenire. La spesa comportava il biglietto aereo andata e ritorno (l’ospedale è a molti km), l’operazione, l’assistenza, le medicine e il costo dei pasti in ospedale. Totale 1.375,00 dollari.

KISANGANI 4 – REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO (settembre 2021)

Carissimo Franco ciao spero che voi stiate bene come anch’io cerco di esserlo con l’aiuto di Dio.
Questa bella bambina dal nome Enza è figlia di un’orfana del Groupe Espoir: Jeanne Yambuya.
Jeanne è la primogenita di 5 fratelli. I genitori ammalati di AIDS li ho incontrati nel 2013 durante le visite a domicilio.
La mamma Ashsa e il papà Francois Tamba Tamba. Dei 5 figli Jeanne è la prima, Norbert il secondo, Grace il terzo e due altri morti dopo uno o due mesi dalla nascita. Quando io li ho incontrati erano vivi solo primi tre, Grace era positivo di AIDS l’ho seguito per 4 anni e poi non ce l’ha fatta. La mamma ASHSA con I’AIDS è stata curata anche di TBC. L’avevo trovata in uno stato critico da non reggersi in piedi, dopo la cura di anti TBC si era ripresa molto bene. Un giorno mi ha detto che sarebbe andata a trovare sua sorella al villaggio, l’avevo sconsigliata poiché temevo che non avrebbe preso le medicine e infatti non è più tornata. Era partita il 28 marzo e il 1 di aprile è stata trovata morta in una capanna… morte misteriosa…
Francois dopo la morte di Ashsa non ha saputo reagire e il suo stato andava peggiorando progressivamente. Era preoccupato per i suoi figli. Un giorno mi ha detto che sarebbe stato via qualche giorno per andare al campo a cercare da mangiare, e anche lui non è più tornato. La stanchezza e il dolore hanno fermato il suo cuore.
Quindi Jeanne e Norbert si sono trovati orfani dei due genitori. Abitavano in una stanza dallo zio paterno e Jeanne frequentava la scuola Foyer sociale Comboni deve anch’io insegno. La sua presenza irregolare mi preoccupava e così un giorno mi sono accorta che aspettava una creatura. Era dimagrita quasi pelle ossa, la seguivo regolarmente ma ha lasciato la
scuola fino al parto. Ha dovuto subire il cesareo ed ha rischiato la vita. Temevo che fosse anche lei positiva, la piccola anche ha avuto dei problemi ed è stato necessario fare delle trasfusioni a tutte e due. Grazie a DIO si sono riprese.

Jeanne è andata a vivere dal papà della piccola ma dopo due mesi l’ha rimandata a casa e lei si è trovata abbandonata…
Io non potevo abbandonarla, il mio cuore fremeva. La incontravo quasi tutti i giorni per consolarla e aiutarla ad accettare la creatura. Ha ripreso la scuola ed ha ottenuto il certificato di taglio cucito.

Enza cresceva ma lentamente… Vedendo la situazione, non poteva dormire con suo fratello e la piccola io un’unica stanza e in un unico letto. Cosi lo zio ha dato un pezzo di terreno ed ho fatto costruire una casetta con due stanze, un ripostiglio e un salottino.
Ho comperato a Jeanne una macchina da cucire e un tavolino, per poter guadagnarsi da vivere. Naturalmente non è ancora autosufficiente e ogni settimana l’aiuto. E sempre quando ne ha bisogno..
La piccola Enza si e ammalata di Tubercolosi, ora ha finito la prima fase e si è ripresa bene, sta continuando a migliorare.
Ora stanno seguendo il catechismo per ricevere il battesimo.
Ogni volta che la vedo scopro del progresso nelle parole e nei gesti… e anche se ha iniziato a camminare a due anni ora sa anche danzare, come vedi nelle foto che ho mandato. Aveva solo in nome Enza, allora Jeanne le ha dato il suo, Yambuya. Quindi Enza Yambuya.
Enza è un dono per me, sono molto affezionata ai tre… Jeanne Norbert ed Enza… Chiedo al Signore di conservarli, sempre…
Ciao Franco
Un abbraccio

KISANGANI 3 – REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO (maggio 2021)

Carissimi amici benefattori tutti di APIBIMI, nella  speranza che voi stiate tutti bene  desidero ringraziarvi per il vostro  versamento fatto in aprile e del quale ho ricevuto conferma. L’anno scolastico continua bene ,le lezioni sono impartite quasi regolarmente. Siamo arrivati a pagare fino al secondo trimestre e in alcune scuole anche il   terzo trim. Come sapete, ogni esame di  pratica  domandano del materiale e una quota per partecipare alle interrogazioni. Così anche per tutti gli altri esami che le ragazze e i ragazzi devono fare. Sono infinitamente riconoscente poichè grazie al vostro sostegno abbiamo potuto assicurare anche il materiale scolastico per le scuole tecniche, abbiamo dato anche la divisa e qualche  quaderno. Prevediamo la prossima riunione domenica 13 giugno con tutti gli alunni e i genitori , tutori e  nonni.

Ora vi saluto con un GRAZIE grande come il mondo e un caloroso abbraccio come il sole qui all’equatore..

Nella foto alcune ragazze della scuola taglio cucito COMBONI.

sr Enza Stoppele – suora comboniana (responsabile del progetto orfani da aids)

KISANGANI 2 – REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Suor Enza da Kisangani : “Consegna della divisa scolastica agli allievi del Gruppo Espoire. Causa piogge torrenziali solo un piccolo gruppo si è presentato all’appuntamento. Stiamo terminando di pagare le rette scolastiche di ottobre, novembre e dicembre per alcune classi e gennaio, febbraio e marzo per altre. Speriamo di avere la disponibilità economica per permettere a tutti di completare l’anno scolastico.

Grazie del vostro sostegno. Suor Enza”

KISANGANI – REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Reinserimento familiare di Kevin: Kevin ha 5 anni. E’ arrivato al centro S. Laurent quando aveva due anni.

Abbandonato dalla mamma che aveva trovato un nuovo marito il quale non voleva saperne di Kevin, il bambino è stato trovato in strada dal servizio sociale del centro S. Laurent. Accolto, protetto e curato per 3 anni, ha poi potuto ritrovare la serenità. Le nostre ricerche ci hanno permesso di ritrovare la famiglia, di accompagnare la mamma psicologicamente e di accompagnarla durante 7 mesi. Appoggiata da altri membri della famiglia, la mamma ha accettato con gioia di riprendere Kevin. Il centro s. Laurent continua a seguirla e ad incoraggiarla per questa nuova partenza con Kevin. La foto qui a fianco mostra la gioia della mamma e del figlio, gioia che è per tutti noi.

Assieme a voi auguriamo a mamma e figlio un buon anno 2021.

FELICIEN

Il mio nome è Felicièn, ho 16 anni e vivo nella Maison St.Laurent a Kisangani da due anni. Quando ero ancora bambino mi piaceva giocare con gli amici, con mia sorella, e parlare con i miei genitori. Cambiò tutto quando i miei genitori decisero di divorziare. Mio papà si creò una nuova famiglia ed io venni mandato dalla zia Cécile. Lei era seguace di una setta che mi additò come sorcier, stregone. Un termine usato per indicare i bambini posseduti dal diavolo. Il ciarlatano da cui mi portarono però disse che io non ero posseduto, e mia zia fu obbligata a riprendermi in casa. Ma lei non mi voleva e mi mandò in strada, senza nulla.

Mi aggregai ad un gruppo di giovani del mercato centrale, zona strategica per rubare da mangiare. Finchè un giorno incontrari Bruno, che mi ofrii una mela e mi guardò sorridendo. Da tanto tempo nessuno faceva qualcosa di gentile per me. Venne anche i giorni successivi e imparai a fidarmi di lui, era un educatore della vicina Maison St. Laurent, una casa che accoglie bambini di strada e li aiuta a studiare. Gli chiesi se anch’io avessi potuto accedervi e lui mi prese per mano portandomi con sé.

Ero molto indietro con gli studi e ripresi dall’alfabetizzazione per arrivare poi all’Institut Maelle, la scuola più seria ed esigente della città. Porto ancora dentro un senso di gratidutine per quel dono che Bruno mi fece: la speranza. Mi sto ancora impegnando negli studi e da grande vorrei fare il sacerdote.

Questa lettera è scritta da Maria, collaboratrice del progetto Huè  in  Vietnam  sostenuto da Apibimi. La lettera ci è stata inviata da don Agostino che, con don Antonio, è il nostro referente del progetto. Maria è una ragazza che da piccola ha beneficiato del sostegno  a distanza e ora, diventata grande, collabora attivamente al progetto.

Cari benefattori, è passato un anno che ci ha portato molti eventi negativi come accadono in tutto il mondo: prima di tutto il disastro della pandemia di Covid-19, che ha colpito tutte le attività umane e ogni giorno causa  la morte di centinaia di migliaia di persone. In tutto il Vietnam, e soprattutto al Centro del Paese, l’anno scorso oltre alla pandemia di Covid-19, ci sono state  anche le calamità naturali  e hanno imperversato tempeste e alluvioni, causando molti gravi danni alle cose e alla sopravvivenza della gente. La vita qui che era già dura, ora è diventata ancora più difficile:  i raccolti, il bestiame, persino i terreni e le proprietà…sono stati sommersi dall’acqua dell’alluvione.

Molte case sono state immerse nell’acqua per diversi giorni di seguito, con gravi danni alle abitazioni e alle  cose contenute, molti studenti hanno perso anche i libri e gli utensili. Per rimediare ai disastri naturali, abbiamo ricevuto molti aiuti dalla gente del Sud e da benefattori sia nel Paese che dall’Estero, che hanno condiviso , come si dice da noi, cosicché: “le foglie buone coprono le foglie strappate”. Un nuovo anno scolastico sta per iniziare ed è tempo per noi di ricordare coloro che ci hanno aiutato attraverso Don Agostino Nguyen Van Du e Don Anton Nguyen Van Tuyen. Grazie ai benefattori ci sentiamo molto sostenuti e confortati dalla loro cura e dalla loro disponibilità, perché ci dimostrano di amarci, condividendo con noi i loro sforzi e sacrificando il loro denaro per aiutare i bambini a continuare nei loro studi.  In questo momento difficile, in cui l’epidemia si sta diffondendo così pericolosamente, è così prezioso e importante per noi ricevere l’aiuto di nostri benefattori come Voi! Quest’anno, poiché la situazione epidemica è ancora grave ovunque, dobbiamo affrontare anche molte nuove difficoltà e ostacoli nel prepararci a seguire le lezioni. Infatti è stato deciso, dalle istituzioni, di fare scuola a distanza, “online”. Ma nella realtà la maggior parte delle famiglie non ha gli strumenti indispensabili come un computer o IPad e neppure

connessioni sufficienti, per cui i bambini poveri sono obbligati ad  andare in casa di loro amici che hanno la possibilità di connettersi e che sono disposti a ospitarli. Fortunatamente , grazie alla vostra generosità, tramite Don Antonio e Don Agostino , abbiamo ricevuto il contributo per le spese scolastiche come ogni anno. Vogliamo esprimervi tutta la nostra gratitudine, e non possiamo che augurare il meglio ai nostri benefattori e pregare il Signore perché Vi dia buona salute e pace durante questa difficile stagione di Covid.

Per favore, continuate ad amarci e a sostenerci ancora in futuro!

Con rispetto e riconoscenza da parte nostra e a nome dei bambini, vi ringraziamo ancora.

A nome dei genitori  Maria Trương

MARIA

A dispetto dell’apparenza, Maria ha 22 anni e, grazie all’adozione a distanza, frequenta l’ultimo anno di Università di Pedagogia di Huè, inoltre collabora a titolo volontario già da alcuni anni al Percorso di Scolarizzazione che A.P.I.Bi.M.I. sostiene. Maria è nata a Tan Son da genitori poveri, il padre ha problemi di salute e può svolgere solo piccoli lavori saltuari, la madre è bidella presso la scuola locale. Hanno una piccola casa con un orto, qualche gallina e un maiale.

Fin da bambina Maria è stata inserita nel Percorso di Scolarizzazione di Huè, ha così potuto frequentare la scuola e studiare fino all’università. Per una migliore formazione, Maria sta frequentando un corso di inglese che in prospettiva le permetterà di comunicare direttamente con i partner del progetto di scolarizzazione essendo lei già diventata un punto di riferimento importante per tutta la comunità.

LIMA – PERU’

Yoselin, storia di una bambina, storia di un popolo

La prima volta che abbiamo visto Yoselín è stato quando, nel primo giorno di scuola di quest’anno, l’abbiamo “scoperta” mentre seguiva gli altri bambini della sua età che entravano alla “esquelita: Gotitas de Amor” di Yachay Wasi, a Corona, una dei tantissimi Insediamenti Umani della periferia sud di Lima in Perù.
Yoselín, ci chiedeva di poter entrare per imparare anche lei come i suoi amichetti, per poter studiare e così da grande poter aiutare sua madre e i suoi fratellini. Ci ha colpito subito la sua determinazione poi ci ha indicato dove viveva e quando potevamo andare a visitarla.

La sera stessa ci siamo recati nella sua baracca di cartone. Appena entrati, siamo stati invasi immediatamente da un profondo panorama di miseria. Entrando abbiamo riconosciuto subito quella bambina che ci aveva conquistato poche ore prima e che ci permetteva ora di entrare in un’altra delle tante storie di povertà umiliante e di miseria della zona. Però questa volta abbiamo trovato Yoselín non più sorridente, ma addormentata sopra una sedia con le mani che facevano da cuscino alla propria testolina, il tutto su due assi sostenute da 4 pali che rappresentano la tavola della casa. “Nemmeno questa sera ho potuto dargli qualcosa da mangiare” ci dice la mamma. “Ha bevuto un po’ d’acqua calda e poi ha trovato conforto nel sonno”. Parliamo un poco con la madre, Ayda, che ci racconta quanti drammi racchiudono i suoi 29 anni con già 4 figli, abbandonata dal marito appena arrivati a Lima. Poi la conquista di un terreno nelle desertiche pendici di Pradera del Sur, contigua a Corona, (uno degli innumerevoli Insediamenti Umani sorti attorno a questa enorme capitale), e questo rappresenta uno dei pochi successi che può enumerare nella sua ancora breve vita.
Così Ayda, con i suoi 4 figli, ha dovuto conoscere questa nuova città affrontandola con la forza della disperazione per trovare una possibilità di vita. L’esclusione sociale è l’espressione culturale predominante del mondo della città, rispetto al mondo andino ed amazzonico, che lasciano milioni di indigeni e meticci del Perù quando decidono l’avventura a Lima.
La famiglia di Ayda, purtroppo è solo una delle tante famiglie che vivono in estrema povertà in questo paese e che mostrano uno dei mille volti della miseria. Miseria che si esprime in tante umiliazioni come la denutrizione, l’abbandono scolastico, la malattia, le situazioni di quasi schiavitù a cui sono sottoposti per elemosinare un lavoro, ecc. Per fortuna la popolazione esclusa, obbligata a vivere nelle estreme periferie,difende ancora una ricchezza che ancora non gli è stata tolta perchè non valorizzata in Borsa, è l’Ayni, la Minka, cioè la solidarietà che nelle sue molteplici forme è l’espressione dell’eredità culturale degli antichi Inca. È così che Ayda è riuscita a sopravvivere grazie alla solidarietà mostrata dai suoi vicini, altrettanto poveri ma non tanto da non sapere condividere il poco che hanno, con chi possiede ancora meno; la solidarietà incontrata nel trasmettere l’amore alla vita manifestata attraverso la forza della disperazione che le ha permesso di trovare per lo meno un posto per vendere uova al mercato; solidarietà sentita nell’essere visitata, presa in considerazione e quindi stimata, dal gruppo umano di Yachay Wasi che ha preso a cuore la sua storia con profondo rispetto per l’umanità umiliata. Questi sono stati i 3 motori che l’hanno aiutata a non perdere la speranza e il desiderio di sognare un futuro migliore.
Ora Yoselín ha iniziato la scuola materna nella “escuelita: Gotitas de amor” di Yachay Wasi aperta grazie all’importantissimo e continuo contributo di APIBiMI. All’inizio certo, Yoselín ha sofferto per sentirsi non a livello degli altri compagnetti, però Mary, la sua maestra, colpita dalla sua storia, l’ha saputa accogliere, valorizzare ed ora è riuscita a integrarla benissimo nel gruppo, dandole la fiducia necessaria per affrontare la vita con speranza.
Questa è la storia di Yoselin e di sua madre, ma è anche la storia del Perù di questi ultimi anni; del Perù che emigra all’interno del proprio paese e fuori; emigra per il senso di abbandono che si vive “fuori le mura della civiltà”: nelle Ande e nell’Amazzonia per cercare fortuna nella capitale, che concentra la maggior parte della ricchezza. E una volta arrivati alla capitale nascono le storie di tanti eroi anonimi che purtroppo non vengono mai scritte nei libri scolastici perchè la storia scritta dai vincitori, abbagliati solo da quella falsa ricchezza materiale, è la storia dei forti, è la storia di chi ha imposto la propria superiorità, mortificando i “deboli” con la loro ricchezza umana.

Per questo il grido di Yoselín, quel primo giorno di scuola, per voler andare anche lei a scuola, è il mgrido che ci richiama tutti a lottare per un altro mondo possibile, un mondo sufficiente per tutti, nel rispetto della differenza di ognuno e di ogni cultura, perchè capace di coprire le necessità di tutti, non l’avidità di alcuni.

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